Dal 1 Luglio lo split payment verrà  esteso  anche ai rapporti tra professionisti soggetti a ritenuta d’acconto e Pubblica Amministrazione, implicando una serie di conseguenze sulla gestione degli adempimenti e della liquidità per i professionisti. Ma se la fatturazione elettronica B2B diventasse obbligatoria, la questione cambierebbe.


Lo Split Payment, letteramente “pagamento diviso” o “scissione contabile”, è il nuovo meccanismo di liquidazione dell’IVA introdotto dalla Legge numero 190/2014 (Legge di Stabilità 2015) e viene applicato nei rapporti tra imprese private e Pubblica Amministrazione.

Nella prima fase dello split payment, il soggetto privato (impresa) versa l’ammontare dovuto dell’operazione al netto dell’IVA all’ente della Pubblica Amministrazione considerato, e successivamente, la PA verserà l’IVA a debito dovuta sull’operazione considerata. Nella legge di stabilità del 2015 i pagamenti ai professionisti erano stati scorporati dalla legge (in seguito ad un emendamento presentato dagli Onorevoli Mazziotti Di Celso, Librandi e Nesi) per rientrare ora nel  DEF 2017, accompagnato da molti dubbi e perplessità.

Con questa misura il Governo intende raccogliere fino a 1,3 miliardi estendendo i rapporti si scissione contabile oltre che a tutte le PA anche alle società controllate e alle società quotate.  

La novità consiste nel fatto che ora anche i professionisti che hanno rapporti  con enti destinatari di split dovranno emettere fattura elettronica in applicazione a quanto previsto dall’articolo 21 del d.p.r. 633/1972 (e chiarito anche dall’articolo 2 del D.M. 23 gennaio 2015),  e saranno tenuti ai seguenti adempimenti:

  • annotare le fatture emesse nel registro IVA vendite o corrispettivi;
  • indicare in fattura la dicitura “scissione dei pagamenti”;
  • non computare l’IVA a debito sulle fatture emesse alla P.A..

L’incasso della fattura quindi avverrà sempre al netto della ritenuta, ma avverrà anche al netto dell’IVA ingenerando potenziali problemi di liquidità per quei professionisti che producono buona parte del proprio fatturato grazie al rapporto con enti PA e società controllate. E se anche  la normativa sullo split payment ha previsto il rimborso IVA, non si può nascondere che lo sfasamento temporale potrà portare significativi disagi.

Non a caso Massim Miani, presidente del CNDCEC (http://www.cndcec.it)  interviene già il 12 aprile,con una nota stampa che esprime preoccupazione per questa nuova misura, ritenuta troppo penalizzante per i professionisti e non in linea con le stesse esigenze di recupero delle coperture che ispirano il decreto. Oltre a CNDEC sono molti rappresentanti delle associazioni di professionisti schierati  contro questa misura, ritenuta dannosa e discriminatoria.

Tuttavia, la fatturazione elettronica obbligatoria potrebbe spingere il Governo a rinunciare definitivamente allo split payment. Strumento, per altro rafforzato proprio con il decreto legge approvato l’11 aprile, che obbliga le amministrazioni pubbliche e ora anche le controllate dirette e indirette di società pubbliche ma anche di società quotate, a versare l’Iva direttamente all’Erario. Imprese e professionisti, anche questi ultimi ora coinvolti nel meccanismo, sono da sempre contrari a questa inversione e quindi lo scambio tra e-fattura obbligatoria e split payment potrebbe non essere così sgradito.

 

Fonti