L’adozione di un protocollo di fatturazione elettronica univoco e funzionale a livello europeo sta andando molto a rilento. Proprio per questo l’Italia si pone alla guida di questo grande cambiamento, non solo rendendola obbligatoria per le comunicazioni B2G (“business to government”) ma estendendola anche al B2B.

Il problema della obbligatorietà

In molti si chiedono come sia possibile coniugare questo principio con la direttiva EU VAT 2010/45, la quale ribadisce la possibilità di scambio di fatture elettroniche soggetta all’accettazione del ricevente. In base a ciò tutti gli stati membri debbono trasporre questa legge a livello nazionale: il che si traduce con l’impossibilità di poter costringere i compratori a passare dalla carta al formato elettronico. L’unica eccezione è rappresentata dalle comunicazioni verso le Pubbliche Amministrazioni, laddove i vari governi possono imporre ai compratori del settore pubblico l’accettazione delle cosiddette “e-invoices” (alcuni governi si sono spinti anche oltre, inserendo anche l’obbligo per i fornitori l’obbligatorietà di rilasciare fatture elettroniche). 

Per rendere la fatturazione obbligatoria per legge (e quindi rimuovere di fatto la scelta per il compratore di optare per il rifiuto della stessa), il governo italiano ha dovuto accedere a quella che è l’unica soluzione possibile, ossia la richiesta di una deroga. Proprio per questo le contrattazioni sono tuttora in pieno sviluppo.

La data di entrata in vigore per l’introduzione è alquanto ambiziosa: aderire alla piattaforma di Interscambio (SDI) continuerà ad essere opzionale fino al 1 luglio 2018, dopodichè tutti i fornitori di determinate filiere ed i loro clienti dovranno prevedere transazioni in formato elettronico. Ad ogni modo, la data da tenere per tutti in considerazione è il 1 gennaio 2019, giorno in cui tutti i privati dovranno conformarsi (salvo sorprese) ad inviare e ricevere fatture solo in formato elettronico attraverso il Sistema di Interscambio.

La posizione della Commissione Europea

Dal lato della Commissione Europea nessuna posizione o commento ufficiale è trapelato fino ad ora. In definitiva il tutto ruota attorno a due interessi, contrastanti ma fondamentali:

• Da un lato si tratterebbe di consentire una grossa deroga da quello che è un principio della UE ben radicato nel tempo (e ciò significa affrontare una strada in salita).

• Dall’altro, essendo l’Italia uno dei paesi con la più alta evasione fiscale dell’intera Unione Europea, con questa misura agirebbe come un vero e proprio toccasana per combattere questo fenomeno, tra l’altro eliminando definitivamente lo split payment.

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